IN INVERNO BISOGNA DRENARE L’INFIAMMAZIONE

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L’INFIAMMAZIONE IN INVERNO PEGGIORA

Quando si parla di prevenzione si pensa a migliorare lo stile di vita: seguire una corretta alimentazione, fare attività fisica, rispettare l’equilibrio del ritmo sonno/veglia. Ma cos’hanno in comune queste “buone pratiche”? Riducono il rischio di infiammazione. Le indagini epidemiologiche stimano infatti che vi sia una gran parte della popolazione con una infiammazione silente, che pur non essendo manifesta produce alterazioni nei tessuti e, a cascata, alla funzionalità degli organi. Eliminare l’infiammazione, prima che si cronicizzi è un buon modo per mantenerci in salute.

 

COS’È L’INFIAMMAZIONE?
L’infiammazione può essere definita come un meccanismo di difesa dell’organismo, una immunità innata, che si attiva quando il tessuto è invaso da germi patogeni (batteri, virus, funghi) o quando questo subisce un danno fisico (trauma, cambiamenti repentini di temperatura, radiazioni) o chimico (contatto con veleni, sostanze inquinanti, metalli pesanti).
Con una specie di scioglilingua, che appartiene alla tradizione medica, l’infiammazione si dice caratterizzata da: rubor (rossore), calor (calore), tumor (gonfiore), dolor (dolore) e functio lesa (compromissione dalla funzionalità).
Cosa indicano questi termini e perché si manifestano?
Rubor-rossore: deriva da una vasodilatazione, i vasi diventano più permeabili per lasciar passare le cellule immunitarie e le molecole mediatrici dell’infiammazione, quelle che in prima battuta cercano di neutralizzare il fenomeno.
Calor-calore: l’aumento della temperatura costituisce un ottimo metodo per neutralizzare gli invasori; aumentando la temperatura molti germi infatti soccombono.
Tumor-gonfiore: è abbastanza intuitivo perché una zona infiammata si gonfi; se si dilatano i vasi, passano più cellule e molecole attive, viene liberato calore, la zona oltre a congestionarsi finisce col riempirsi di liquidi, di umori, per contenere l’aumento delle temperature e per far defluire le sostanze dannose verso gli organi emuntori (fegato, rene, pelle, polmoni, intestino) deputati all’eliminazione delle tossine.
Dolor-dolore: può essere definito un meccanismo di difesa che permette all’organismo di “registrare” un problema in una data zona del corpo; se una zona duole vi si pone attenzione e si cerca di rimediare al danno.
Functio lesa-compromissione della funzionalità: è evidente che se in un tessuto si verificano tutte le trasformazioni appena elencate, la sua funzione sarà compromessa. Le scorie, le cellule, i liquidi ostacolano lo svolgimento delle normali funzioni del tessuto stesso.

 

PERDITA DI FUNZIONALITA
L’ultimo punto di cui abbiamo detto, la functio lesa, costituisce il vero problema causato dall’infiammazione, soprattutto da quella cronica e silente.
Possiamo immaginare un tessuto infiammato come un insieme di strade, grandi e piccole, dove si sono creati degli ingorghi. Come apparirebbe visto dall’alto? Macchine in coda o a “croce uncinata”, inquinamento dai gas di scarico, gente che scende dalle auto per vedere cosa è successo, pedoni che cercano di attraversare le strade passando fra i veicoli fermi, vigili che cercano di sbrogliare la matassa (le nostre difese immunitarie), e così via. In un caos simile è inevitabile che la “viabilità” venga compromessa. Lo stesso accade alla funzionalità di un tessuto: se infiammato non può compiere le sue funzioni.
Pensiamo per esempio a un’articolazione: due ossa poggiano l’una sull’altra avvolte da una capsula articolare, in essa scorre il liquido sinoviale che mantiene “lubrificata” l’articolazione. Se la persona prende una botta, subisce quindi un trauma, si attiva l’infiammazione. In quel tessuto compariranno tutti gli elementi di cui si è detto, il liquido sinoviale diventerà denso e il movimento finirà per essere bloccato. Ma se la botta è forte, se c’è molto dolore, la persona cercherà di porre rimedio e di “curare” la zona traumatizzata. Se invece non vi è dolore perché la botta è stata lieve, ma i meccanismi dell’infiammazione si sono attivati si finirà con l’avere perdita di funzionalità ma ce ne accorgeremo quando il fenomeno sarà diventato cronico.
Uno scorretto stile di vita equivale a prendere tante piccole botte senza che si abbia mai dolore. L’infiammazione diventa cronica e silente.

 

INFIAMMAZIONE SILENTE
Il susseguirsi di eventi di piccola portata stimolano lievi processi infiammatori che non vengono registrati perché non sono abbastanza intensi da causare dolore. Talvolta invece la manifestazione “acuta” viene sottovalutata e così si passa a una infiammazione cronica, che può arrivare a compromettere la funzionalità del tessuto senza che si manifestino sintomi significativi.
Riassumendo tutti gli esiti di stili di vita non corretti, dall’abuso di farmaci allo stress, possiamo dire che tutte queste “piccole botte” causano un fenomeno diffuso e importate: l’acidosi tissutale della matrice extra cellulare, o connettivo. Di cosa si tratta? Lo vediamo subito.
Possiamo immaginare la matrice extracellulare come una specie di “imbottitura” che riempie tutti gli spazi cavi del nostro corpo: quello fra organi e fasce, fra ossa e muscoli, fra i vasi della circolazione sanguigna e quelli della circolazione linfatica, ecc.. La matrice extracellulare non è detta “connettivo” per caso, questo termine indica la sua funzione: “connettere” le varie parti del corpo. Nella matrice, infatti, oltre a fibre elastiche, cellule adipose e altri tipi di cellule, vi sono anche piccoli vasi e terminazione nervose che permettono di creare una rete di connessione estesa per tutto il nostro corpo. In questa rete scorrono anche le molecole liberate dalle emozioni: adrenalina, cortisolo, ecc..
La matrice , come  deposito delle scorie  ha anche la funzione di farle defluire verso gli organi emuntori (fegato, reni, intestino, pelle, polmoni); se torniamo all’esempio del traffico possiamo immaginare come una matrice extracellulare intasata a causa dell’infiammazione ostacoli la connessione fra le diverse parti del corpo e possa causare squilibri di vario genere e non sempre riconducibili a un singolo organo.

 

IN INVERNO L’INFIAMMAZIONE “DUOLE”
Nonostante l’infiammazione silente non dia dolori significativi finché non si concentra in un organo bersaglio, in Inverno, con la diminuzione delle temperature l’eccesso di liquidi richiamati dai tessuti per arginare i fenomeni infiammatori subisce una contrazione; con il freddo anche i tessuti si irrigidiscono e tutto questo “congelamento-irrigidimento” può evidenziare delle perdite di funzionalità, soprattutto legate alla mobilità articolare, che erano rimaste silenti.
Non è infrequente infatti, che l’inverno acuisca i fenomeni reumatici, artrosici, tutti accentuati, quando non causati, dall’infiammazione unita alle rigide temperature.
Ma in Inverno, non solo l’infiammazione si fa sentire con il dolore, ma anche con una maggiore ricettività verso le infezioni soprattutto quelle delle vie respiratorie. Nella matrice extracellulare devono avere libera circolazione le cellule del sistema immunitario, ma se c’è un intasamento e se, per di più, le difese sono impegnate a neutralizzarlo, il tessuto infiammato diventa un habitat ideale per i germi che prediligono i tessuti in acidosi. Inoltre, bisogna ricordare che la matrice extracellulare è molto presente intorno al tessuto spugnoso com’è quello dei polmoni, e una infiammazione silente in questa parte del corpo riduce la funzionalità degli organi e la capacità di resistere alle infezioni. Se infatti il tessuto è impegnato a gestire l’ingorgo di cui abbiamo parlato, non farà caso a chi si intrufola in una zona di completo caos; quindi e virus e batteri avranno via libera!

 

DRENARE L’INFIAMMAZIONE
È importante quindi agire preventivamente ed eliminare l’infiammazione. Se abbiamo una dieta scorretta, orari di lavoro che alterano il ritmo sonno/veglia, se non facciamo attività fisica e magari abusiamo di farmaci, viene meno uno stile di vita capace di evitare l’instaurarsi di fenomeni infiammatori. Oltre a modificare lo stile di vita conviene, nel caso delle infiammazioni silenti, alcalinizzare l’organismo per contrastare quei fenomeni di acidosi che possono condurre all’infiammazione; quest’azione può essere compita con sali citrati che sono simili quelli assunti con frutta e verdura (da integrare se non ne mangiamo abbastanza). È Importante inoltre eliminare le tossine che sovraccaricano il sistema, con piante drenanti e che svolgono un’azione sfiammante come, per esempio, il Caglio che drena il sistema linfatico e il Ribes nigrum che agisce come una specie di cortisone vegetale. E ovviamente, cercare di eliminare i fattori di stress che portano a un aumento del cortisolo, un ormone fortemente acidificante.
Drenando l’infiammazione si ristabilisce la funzionalità dell’organismo che sarà meno ricettivo verso i germi che possono causare le infezioni; si taciterà lo stato di costante “allerta” che lo renderà anche meno responsivo nei confronti gli agenti allergizzanti. La pratica poco diffusa di drenare in Inverno, può favorire un ingresso nella primavera con ridotti fenomeni allergici.

 

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