Affrontare le emozioni: tristezza e paura

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Tristezza e paura, le emozioni dei mesi più bui

I mesi autunnali e invernali hanno in comune la diminuzione delle ore di luce e questo dato, che può sembrare più meteorologico che fisiologico, ha invece notevole incidenza sull’umore delle persone.
Tramite complessi meccanismi di feedback, nel nostro organismo, viene sollecitata o inibita la secrezione degli ormoni; la luce ambientale è uno dei fattori che interviene nella regolazione di questi meccanismi. Le secrezioni ormonali in relazione alle ore di luce, alle fasi della giornata, creano il “ritmo circadiano” che regola anche il nostro equilibrio psicofisico.
Per fare un esempio, alla mattina, nel nostro organismo vengono secreti adrenalina e noradrenalina; la sera, invece, serotonina. In questo modo gli ormoni sostengono il bisogno di efficienza che è maggiore durante la giornata e il bisogno di riposo della notte. Se questi ritmi vengono alterati capita di essere soporosi durante il giorno e di non riuscire a dormire la notte. Nella regolazione dei ritmi circadiani ha un ruolo importante la melatonina, un ormone la cui secrezione dipende proprio dalla quantità di luce presente nell’ambiente.

 

Ritmi quotidiani e ritmi stagionali
L’andamento delle secrezioni ormonali segue sia il ritmo giornaliero, sia stagionale. Nonostante oramai, per la maggior parte, si viva in contesti dove i ritmi sono scanditi dalle attività lavorative, il nostro organismo mantiene una memoria ancestrale per cui, salvo variazioni individuali, come “specie” siamo più attivi nei mesi primaverili estivi, mentre in autunno e in inverno tendiamo ad aver bisogno di maggior riposo. Questo bisogno è modulato dalle fasi di luce e di buio che caratterizzano le stagioni e che influenzano anche l’atteggiamento interiore e le emozioni.

 

La luce artificiale
Viviamo in ambienti molto illuminati e questo è un bene durante il giorno perché se non possiamo godere della luce del sole, almeno non alteriamo il nostro orologio interno. Ma verso sera, dovremmo imparare ad abbassare le luci per favorire un fisiologico rilassamento. L’abitudine a fare le ore piccole davanti al computer, alla televisione, a vari display che emettono luce blu che confonde il nostro cervello e altera la secrezione di melatonina con conseguente squilibrio del rimo sonno/veglia. Se protratto, questo squilibrio, è in grado di alterare lo stato emotivo rendendoci più irritabili e aggressivi, ma anche depressi.

 

La luce naturale
Quando è possibile conviene esporsi alla luce naturale durante il giorno, anche quando è nuvolo, e stare nella penombra dal pomeriggio alla sera; questo è un buon modo per mantenere l’equilibrio del nostro orologio interno.
Così come c’è un ritmo luce/buio che riguarda le singole giornate e che possiamo definire “piccolo ritmo”, c’è anche un “grande ritmo” luce/buio che riguarda i mesi dell’anno. In autunno e in inverno è l’ambiente stesso a privarci della luce. Se potessimo accordarci con ciò che accade in natura tutto filerebbe liscio, purtroppo lo stile di vita non sempre ci consente questa armonia e allora dobbiamo trovare altre strategie per ritrovare l’equilibrio.

 

Lo stile di vita moderno
Nei paesi industrializzati è praticamente impossibile, o per lo meno molto complicato, riuscire a sincronizzarsi con il ritmo delle giornate e delle stagioni. Il paradosso è infatti che andiamo in vacanza nei mesi estivi, quando c’è tanta luce e rientriamo nel pieno ritmo lavorativo in autunno quando la luce comincia a diminuire. In autunno e in inverno avremmo bisogno di rispettare la tendenza al raccoglimento, al riposo, all’introspezione; invece ci viene richiesto di essere operativi e, spesso, di fare delle vere e proprie corse per portare a compimento le nostre attività lavorative entro la fine dell’anno; proprio quando, verso il solstizio d’inverno, le ore di luce diminuiscono drasticamente e ci farebbe bene stare a riposo.
Questo sfasamento fra il rimo esterno e il ritmo interno può creare uno squilibrio ormonale che si ripercuote sul nostro stato psicofisico.

 

Tristezza e paura
Il “ripiegamento” fisiologico su se stessi, la tendenza all’introspezione, sollecitati dalla mancanza di luce può essere fonte di grande ispirazione e crescita interiore; ma per alcuni può anche costituire una presa di coscienza della propria solitudine, e può portare tristezza.
La tristezza rende più vulnerabili e quando ci si sente indifesi si può provare paura. Ecco perché capita che in autunno si sia più soggetti a momenti di tristezza, malinconia, depressione; mentre con il procedere del buio, in inverno, si può diventare paurosi, apprensivi, ci si può sentire minacciati.

 

La natura ci aiuta
Come possiamo aiutarci a superare questi momenti? Per prima cosa comprendere che sono passeggeri, che nessuna emozione è per sempre e così come le stagioni si alternano anche le emozioni vanno e vengono.
Se però alcuni stati d’animo diventano invalidanti, se lasciamo che le emozioni cambino l’armonia delle nostre relazioni o del nostro vivere quotidiano, possiamo farci aiutare dalle piante.
Non è una regola ma molte delle piante utili per confortarci nei momenti di tristezza hanno fiori gialli, pensiamo all’Iperico che è un antidepressivo naturale: è come se un raggio di sole irrompesse nelle nostre giornate e ci scaldasse il cuore. Per la paura ci sono piante che, simbolicamente, “raddrizzano la nostra schiena” e ci rendono più forti, ci aiutano a essere più assertivi, volitivi: pensiamo a Solidago.
Se il nostro ritmo sonno/veglia si è alterato possiamo farci aiutare da piante come Ginestrino, che viene chiamata il “guardiana del sonno”; oppure Passiflora, Lavanda, Melissa capaci di calmarci e restituirci un fisiologico rilassamento accompagnato da un sonno ristoratore.

 

Un sostegno dalle piante: https://www.arcangea.it/serenum-fast/

 

Disidentificarci dalle emozioni
Le piante che possiamo scegliere sono tante e la loro assunzione andrebbe accompagnata da una riflessione, da alcune parole che possiamo dire a noi stessi, per esempio, possiamo dire: “io ho della tristezza, ma non sono la mia tristezza”, “io ho della paura ma non sono la mia paura”. Questo semplice esercizio permette una disidentificazione dall’emozione e ci aiuta a comprendere che se “abbiamo” delle emozioni, che ci ostacolano e ci sembra di portarne il peso, possiamo anche lasciarle andare, depositarle da qualche parte come faremmo con una borsa pesante. Al contrario, l’abitudine a dire “io sono triste”, “io sono spaventato” ci blocca perché permettiamo a quella emozione di rappresentarci interamente, come se non fossimo altro che quello. È importante acquisire la consapevolezza che il nostro nucleo profondo, il Sé, non viene intaccato dalle emozioni che proviamo e quindi, se ci riferiamo a quella parte di noi… siamo sempre salvi, possiamo contare sempre su un porto sicuro, anche in mezzo alla tempesta!

 

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